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Oggi vi parliamo di una delle "mode alimentari" più apprezzate del momento: il caffè antiproiettile.
Letteralmente si può tradurre come “caffè antiproiettile”, riferendosi probabilmente a due caratteristiche della particolare bevanda: la sua cremosità, che lo rende più denso di un normale caffè, e la sua capacità – sembra – di renderlo più forte, più concentrato e più allontana la sensazione di fame per ore.
Ma come ti prepari? Ed è buono? Le tesi dei nutrizionisti, a livello internazionale, sono contrastanti.
Partiamo da di cosa si tratta: caffè antiproiettile è una miscela di caffè espresso e grassi, sia di origine animale che vegetale.
La sua ricetta canonica prevede la mescolare in un frullatore:
Si ottiene una bevanda molto calorica ed energetica, ricca di lipidi, capace di mantenere il senso di sazietà per tutta la mattinata. Va consumato, infatti, a colazione, o meglio, come sostituto liquido della colazione, senza abbinarlo ad altri alimenti.
La sua origine viene fatta risalire al tradizionale bo-cha, tè nepalese al burro di yak. Nelle zone del Tibet e del Solu-Khumbu è comune bere il tè nero con l'aggiunta di burro, preparato con il latte degli yak, amichevoli bovini autoctoni. Un vero concentrato di energia, in un luogo freddo dove le distanze lunghissime si percorrono esclusivamente a piedi.
Ma se non stai facendo trekking ai piedi dell'Everest, ha senso aggiungere grassi al tuo caffè?
Scienziati e nutrizionisti si sono interrogati su questa tendenza alimentare, molto apprezzata da chi segue una dieta chetogenica, paleo o comunque low-carb, che prevede quindi i lipidi come principale fonte energetica al posto dei carboidrati.
Ne hanno parlato, tra gli altri, Joan Salge Blake, nutrizionista e professoressa dell'Università di Harvard, e Giacinto Miggiano, direttore dell'Unità di Nutrizione Clinica al Gemelli di Roma.
Certamente, molti specialisti concordano sul fatto chetrascorrere l'intera mattinata, dopo una notte di digiuno, senza ingerire altro che lipidi e caffeina, non è troppo salutare. Mancano completamente elementi fondamentali come vitamine, minerali, fibre...
Inoltre, potrebbe essere pericoloso per chi ha problemi di colesterolo alto, pressione alta, problemi cardiovascolari e malattie in generale che richiederebbero una dieta povera di grassi.
Il professor Miggiano, invece, "ha rotto una lancia" a favore dell'olio di cocco. Avrebbe infatti affermato che: "L'olio di cocco contiene acidi grassi a catena media che entrano direttamente nel flusso sanguigno. Invece di essere immagazzinati come grasso, producono energia immediata e aiutano a neutralizzare la grelina, l'ormone della fame, e ad aumentare la leptina, l'ormone che segnala al cervello quando siamo sazi. È un alimento che può essere consumato con moderazione e non influisce negativamente sui livelli di colesterolo. Tuttavia, il suo utilizzo nella dieta deve essere tenuto sotto controllo. utilizzati come coadiuvante di alcune terapie Alcuni studi hanno dimostrato come questi grassi possano aiutare a favorire il consumo di calorie in eccesso, la metabolizzazione dei grassi e la riduzione dell'appetito, favorendo la perdita di peso".
Fonti:
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